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08 febbraio 2010

Le persone che amo.

Ecco cosa significa essere orgogliosi dei propri amici. Di chi, dopo tanti anni di lontananza, senti ancora vicino giorno per giorno.

Daniele a Santiago del Estero

01 febbraio 2010

Le parole, d'inverno, sono nuvole (un post ridicolo e un fatto serio).

Non so, fuori c'è la neve.
Mi hanno detto che siamo almeno dieci gradi sotto. Il padre di quel tale ricordava che in Siberia gelava la saliva così, se sputavi per terra, producevi un rumore quasi metallico.
Ghiaccio contro ghiaccio (Tlin!).
D'inverno le parole le vedi uscire dalla bocca e rimanere a galleggiare attaccate alle labbra. Le parole, d'inverno, sono nuvole.
Cento paia di occhi mi scrutavano da alti banchi di legno scuro.
Temevo un vuoto di memoria.
Tastavo gli appunti con le dita, un solco mentale entro cui far scorrere un filo di pensiero.
(Pitagora - Ippocrate. Pitagora...Ippocrate. Pitagora, Ippocrate)
L'aula, però, era calda.
La nuvoletta si è dissolta.
Poi, mi hanno detto, la voce si è incrinata. Dico "mi hanno detto" perché io non la sentivo, la voce; non ci sono mai stata, io, in Siberia.
Ma c'era lei che mi guardava. E, da casa, mi guardavano un po' tutti.
Avete presente le fiabe russe? Non si ha mai il vero senso della distanza.
Allora ho preso la rincorsa e mi sono buttata.

Mi hanno detto che era come se l'avessi sempre fatto. Mi hanno detto che dovevo essere marchigiana e che ci tenevano ad assicurare alla mia maestra che l'allieva è degna di lei. Questo, naturalmente, è impossibile. Ma occhi hanno ricambiato con attenzione la mia passione. Mi hanno ringraziata. E, a forza di allenare il cuore a saltare ostacoli, la pista si è un po' spianata. Ora, davvero, non m'importa che orizzonte ci sia alla fine della strada. Chiedo solo a voi, e alle mie scarpette rosse, di accompagnarmi ancora a casa.

(ho solo rotto il ghiaccio)